Oggi Linux rappresenta la tendenza. Ogni giorno, sempre più aziende IT di vecchia scuola si scrollano di dosso i loro dubbi iniziali, si orientano dietro ai loro clienti e provano Linux e altri progetti open source. Alla faccia di tali successi, rimarrà Linux fedele all’ideale di free software e alla comunità che lo ha creato? Oppure si trasformerà in una corporate byproduct, guidata dal basso e compiacente con tutte le forme predatorie di proprietà intellettuale (IP).
Red Hat è la distribuzione Linux commerciale che ha riscosso più successo. Ha ridefinito il modello della vendita di servizi, con software all’ennessima potenza. Micheel Tiemann, l’uomo che per primo vide la GPL come un piano di investimenti piuttosto che una licenza, ha portato quel modello con lui quando Red Hat ha comprato la compagnia che lui stesso aveva fondato, Cygnus, che fu la prima società open source di successo. Red Hat ha avuto successo senza vendere le sue convinzioni sull’open souce e sul free software.
In termini di guadagni, Novell è l’avversaria di Red Hat più importante e, mentre adesso ha il nome di SUSE e la distribuzione, è più una società di software proprietario di vecchia scuola che una società Linux. Gli accordi di Novell con Microsoft hanno agitato i pensieri di molti della comunità free software, che hanno visto negli accordi una vera e propria vendita. A sua difesa, tali contratti sono stati da tempo usati nell’industria del software. Tutti i problemi della Novell circa i contratti riflettono la differenza su come il business viene fatto in corporate boardrooms e di come invece viene fatto nel bazaar, dove i profitti sono benvenuti ma la condivisione è la sostanziale etica piuttosto che il segreto di codici sorgenti chiusi e le catena di IP. Ma gli accordi hanno dato alla Novell nuova linfa, contanti.
Ubuntu, comunque, si affaccia all’orizzonte. La sua popolarità nella comunità Linux cresce tra quelli che scelgono Linux come loro piattaforma. Questa popolarità deriva parzialmente dal fatto che è free-as-in-beer e anche free-as-in-speech, ma molto più importante perché dà cosa gli utilizzatori vogliono sul loro desktop. Ubuntu eccelle in capacità multimediali e sulla compatibilità wireless, offrendo per l’uso “non-free” driver software a portata di click. Mentre Red Hat e Novell puntano su sistemi di fascia alta, Ubuntu punta ai computer desktop. L’approccio di Ubuntu è prova di quanto “non-free” software sia accettabile dalla comunità su una distribuzione Linux.
Le altre distribuzioni Linux, sia che guidate dalla comunità o commerciali, impallidiscono in significato rispetto alle maggiori tre. Si, Debian è importante ed unica, Mandriva va ancora bene e Linspire continua a vivere. Allo stesso modo altre distribuzioni. Ma nessuno di loro siede allo stesso tavolo delle tre grandi sorelle, basandoci sulla popolarità dei loro desktop.
di Giuseppe Lo Brutto - TuxJournal.net