Come disse Henry Ford: “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti“. Sappiamo inoltre che per natura la tecnologia migliora se stessa o per lo meno diventa più economica, ma nell’ambito informatico vengono rispettate queste leggi?
Se prendiamo in esame il comparto hardware possiamo ritenerci soddisfatti, è un settore molto attivo dove la concorrenza ha generato un elevato dinamismo, anzi in alcuni casi ci si lamenta della velocità con cui vengono rimpiazzate le precedenti tecnologie, anche a fronte di scelte di puro marketing e quindi non strettamente necessarie al miglioramento. Il processore minimo oggi disponibile è in grado di svolgere tutte le operazioni di ufficio necessarie a tempi più che accettabili, mentre le schede grafiche entry level oggi disponibili sono in grado di riprodurre in scioltezza contenuti ad alta definizione grazie alla gestione diretta via hardware.
Una delle killer application dell’informatica di inizio XXI secolo è sicuramente Internet. Accedervi infatti non necessita di hardware potente. Si sta inoltre assistendo ad una sorta di convergenza tra elettrodomestico e personal computer mentre i lettori multimediali ormai leggono formati nati per essere eseguiti su computer e sono provvisti di sistemi operativi sempre più avanzati, internet mobile sta generando la prossima ondata di dispositivi mobili come gli internet tablet e la televisione passa sempre più dalla rete mentre subisce inevitabili cambiamenti.
Compreso questo scenario e alla luce di dispositivi sempre meno costosi, come i mini-portatili da 200€ di Asus in grado di svolgere la maggior parte delle funzioni richieste oggi, come si comportano gli sviluppatori del software? Ciò che va ad incidere oggi sul costo di un computer è l’hardware ed il sistema operativo. Come si comporterà Microsoft, in quanto monopolista, con questo inevitabile calo dei prezzi?
Prezzi nel 1990 (2398$ sono paragonabili a più di 4000$ oggi, causa fisiologica inflazione)
Anni fa per acquistare un portatile difficilmente si spendevano meno di 1200 euro e il prezzo del sistema operativo poteva mimetizzarsi bene. Riusciranno le odierne software house a sopportare questo cambiamento senza modificare il loro modello di business? Cambiare modello ha dei costi così come mantenere degli sviluppatori. Questo potrebbe mettere in crisi un’azienda come Microsoft che si basa sulla vendita del prodotto e il supporto o aggiornamento periodico con costi abbastanza importanti, tipo il pacchetto Office?
Windows Vista è potenzialmente un esempio di questo cambio generale di modello e di abitudine, il suo discusso insuccesso è dovuto principalmente al successo del precedente Windows. Molti si chiedono il perchè spendere centinaia di euro per poter fare le stesse cose, inoltre guardando all’ambiente ufficio è chiaro che Windows Vista non porti reali benefici ma anzi costituisca oltre all’investimento software anche un investimento nell’aggiornamento hardware.
Microsoft rispetto agli anni ’80 ha perso un po’ del suo smalto
Di questo problema in casa Microsoft ne erano già al corrente, ecco il perchè di alcune scelte impopolari. Blindare le DirectX10 a Vista ne è un esempio. Non esiste una vera motivazione tecnica per non includerle in un SP3 per XP, anche se si fosse registrata una perdita di prestazioni rispetto a Vista, ma sarebbe stata una scelta buona per coccolare il cliente. Di certo questo comportamento non va giù a chi è in grado di capirne il significato nel marketing e chi non sopporta di dover pagare 600 euro la versione Ultimate.
Inutile sottolineare che da questa storia chi ne esce vincente è sicuramente Linux che, se saprà giocare bene le sue carte, nei prossimi 10 anni sarà premiato da un’industria in naturale evoluzione e sarà così possibile ottenere quella concorrenza basilare nel nostro sistema-mercato il cui obbiettivo è migliorare, come d’altronde la Natura insegna.
di Domiziano Russo - TuxJournal.net