Nel mese di marzo la Sun Microsystems, produttore di software e server, ha nominato un nuovo gruppo dirigenziale per la gestione commerciale e tecnica del suo sistema operativo Solaris. Ian Murdock, uno dei creatori di Debian, è stato nominato direttore strategie OS e Marc Hamilton, dirigente di lungo corso alla Sun Systems Group, è stato nominato vice presidente marketing di Solaris. I due hanno parlato recentemente del futuro di Solaris e di altri sistemi operativi.
Attualmente, il lavoro svolto sul sistema operativo Solaris consiste nel restringerlo, molto tempo viene infatti speso nel pensare alle utilità del nucleo che un sistema operativo deve mettere a disposizione delle applicazioni che vengono eseguite su di esso, e nell’introdurre meccanismi di flessibilità per le persone che usando il suo nucleo, lo vogliano personalizzare. In poche parole stanno lavorando per rendere Solaris una distribuzione. Scopo del Progetto Indiana è quindi quello di rendere Solaris molto più simile a Linux (attualmente non è così).
L’idea che sta quindi alla base del Progetto Indiana è quella di un sistema operativo personalizzabile; personalizzazione resa possibile solo per quei sistemi operativi che sono open source e repository driven. Punto chiave è che in generale, nella maggior parte dei casi, i sistemi operativi tendono a essere costruiti senza avere in mente la personalizzazione che un utente può volere. In controtendenza, il nuovo Solaris sarà rivolto verso la personalizzazione inglobando sin da principio l’idea di un sistema operativo di base che interagisce in modo semplice con il sistema dei pacchetti applicativi e che consideri come la personalizzazione evolve nel tempo massimizzando i benefici.
Solaris contro Linux all’IDF (clicca per ingrandire)
Tra i vari benefici, il Progetto Indiana introdurrà in Solaris il filesystem ZFS di Sun come filesystem predefinito e prenderà pieno vantaggio della sua abilità di creare snapshot e eseguire rollback se qualcosa dovesse andare male durante l’esecuzione del software di sistema. A detta di Ian, Gnome diventerà l’ambiente desktop di riferimento. Un altro obiettivo sarà quello di modernizzare la riga di comando della Shell. Altri punti base saranno, l’installazione da un singolo CD e la gestione dei pacchetti via rete (probabilmente supportato da apt). Il prodotto frutto del Progetto Indiana sarà facile da ottenere in quanto sarà disponibile su dei mirror per i quali non sarà necessaria alcuna registrazione. Inoltre, sarà distribuito anche attraverso Bit Torrent.
Mentre il Progetto Indiana sarà dotato di molte applicazioni uguali a quelle che si trovano oggi in Ubuntu, Ian crede che grazie al Progetto Indiana ci saranno molte più interessanti opportunità, rispetto a mettere insieme dei package. Per il Progetto Indiana ci saranno un repository ufficiale Sun e un repository OpenSolaris gestito dalla comunità. Menzionato in breve, a causa delle domande della platea, è stato l’argomento dei driver di Solaris e se il Progetto Indiana sarebbe nella “A List” oppure nella “B List” in merito al supporto all’ hardware. Ian ha dichiarato che la situazione dei driver Solaris negli ultimi uno o due anni è migliorata drasticamente e inoltre crede che la situazione continuerà a migliorare una volta che gli utenti OpenSolaris aumenteranno in numero, grazie al Progetto Indiana. Una volta che gli utenti cresceranno in numero, Ian crede che i fornitori OEM inizieranno loro stessi a fornire i driver.
Perché Ian stava parlando del Progetto Indiana all’IDF? Pare che ci saranno ottimizzazioni per il Progetto Indiana quando verrà eseguito su hardware Intel.
di Giuseppe Lo Brutto - TuxJournal.net