Il tutto, nonostante non abbia un aspetto affascinante e non disponga di titoli videoludici di rilievo. Evidentemente il progetto piace, e non poco, agli smanettoni Linux.
Pandora, la tanto attesa console di gioco opensource, inizia a sorprendere anche i suoi stessi ideatori. A poco più di tre mesi dal lancio ufficiale sul mercato, sono stante vendute già mille unità e l’azienda che la produce ha dovuto bloccare gli ordini per ritornare in fabbrica a produrre nuovi esemplari. Non si tratta certo di numeri esaltanti ma se consideriamo che Pandora costa circa il doppio di una normale Nintendo DS e che non offre giochi all’ultimo grido, capirete allora che intorno ad essa si è creato qualcosa di magico.
Il prezzo della console è di circa 330 dollari, escluso tasse e spese di spedizione. Ricordiamo che il dispositivo utilizza un processore ARM Cortex-A8 da 600MHz e un display touchscreen da 4.3 pollici da 16.7 milioni di colori con risoluzione di 800×480 pixel, ha il supporto alle reti Wireless, dispone di porte USB e slot per schede di espansione della memoria. Vanta inoltre un’autonomia di ben 10 ore. Utilizza Ångström, una distribuzione Linux per i dispositivi ARM.