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HP: Linux pronto per la applicazioni mission-critical

2 ottobre 2007 Visualizzazioni: 499 Business

Open Source? Un grande distruttore!

Il prossimo futuro segnerà una rivoluzione nel mercato dello sviluppo software, un cambiamento mai visto prima e forse un importante evoluzione dell’intero settore. Il modello open-source sta rapidamente crescendo e influenzerà pesantemente tutti i produttori, obbligandoli a ridefinire il loro modello di business.

OpenSource

Secondo una ricerca della Gartner, esperta in analisi di mercato, i prodotti open-source occupano ora il 13% del mercato, per un valore di 66.2 miliardi di Euro. Tuttavia le proiezioni per il 2011 prevedono uno share pari al 27%, per un giro d’affari di circa 121 miliardi di Euro. Il modello open-source garantisce prezzi significativamente più bassi rispetto alle controparti commerciali e ciò obbligherà le software house a riscrivere il proprio modello di business per riuscire a mantenere i prezzi abbastanza bassi e per poter competere con loro.

Inoltre Laurie Wurster durante il suo intervento “Measuring Open Source Market Influencers” al Gartner Open Source Summit ha dichiarato che la stessa adozione dell’Open Source ne influenzerà la crescita, dimostrazione di un modello sufficientemente evoluto da tener testa alle gradi case del Software proprietario.

open developers

Sempre secondo un altro sondaggio eseguito dalla Gartner, su 295 imprese tra Stati Uniti ed Europa , in questo momento circa il 23,6% utilizza anche software Open e ne pianificano una adozione crescente per il prossimo anno, con una crescita media del 25,9%. Dati che vanno a chiarire il quadro nel quale si prevede un maggiore utilizzo di software prodotto internamente, dal 27.1 al 28.1%, mentre vede calare l’adozione di software proprietario che passa dal 48.6 al 45.5%.

Una delle motivazioni principali di questo successo si trova in alcune licenze open-source che, permettendo l’uso del codice a prezzi molto bassi, danno il vantaggio agli sviluppatori di non dover riscrivere porzioni di codice già scritte da altri, ovvero non dover reinventare la ruota. Questo modello è basilare per aziende start-up che vedono nell’Open Source uno spiraglio nel mercato controllato dalle grosse e pachidermiche aziende del software. E ciò non può che favorire il dinamismo nell’intero settore.

di Domiziano Russo - TuxJournal.net

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  • http://www.formulaonline.it/blog Enrico

    @Domiziano Russo
    Tempo fa ho scritto un articolo in cui mi chiedevo "Opensource è sempre meglio?"
    Speravo di avviare una discussione che aiutasse a fugare i miei dubbi. Ma non è avvenuto.

    Di tutte le considerazioni fatte nell'articolo, vorrei riproporne una, prendendo spunto dal tuo articolo, con il quale concordo quasi completamente.
    La responsabilità.
    Installare software opensource introduce un livello di responsabilità diverso rispetto a chi installa software non-open.
    Faccio un esempio per chiarire: mi reco da un mio cliente ed installo un software (qualunque) open source; dato che ne ho -forse- le capacità e -certamente- la possibilità, lo modifico in modo che risponda maggiormente alle esigenze del mio cliente, in base alla analisi da me fatta.
    Il programma da me installato, invece, non funziona come dovrebbe, ed il mio cliente -ad esempio- perde parecchi dati, per cui subisce un danno economico derivante sia dalla perdita dei dati recuperabili sia dal tempo necessario a ripristinare quelli recuperabili.
    Con chi se la prende? Con me, è ovvio, dato che, in buona sostanza, quel programma, open source e liberamente modificabile, è come se fosse frutto del mio ingegno, per cui ne sono responsabile.
    E questa responsabilità, si badi bene, mi è imputabile dal cliente anche se io, in realtà, non avessi modificato il programma open source, limitandomi ad installarlo e configurarlo perchè, dato che ne ho la possibilità e -si presume- la competenza, è mio preciso dovere professionale accertarmi della qualità del software tramite l’ispezione dei sorgenti.
    Controsempio: al mio cliente installo e configuro un paccheto commerciale non open. Il programma ha un malfunzionamento e crea gli stessi danni ipotizzati per l’applicazione opensource. Il cliente con chi se la può prendere? Con chi ha fatto il programma (auguri!) e un po’ con me perchè ho proposto quella soluzione. Ma in questo caso la mia negligenza esisterebbe solo se il difetto del programma fosse già documentato prima dell’installazione, in quanto, diversamente, non avrei avuto aclun modo di accertarne la qualità.
    Conclusione: installare software commerciale o software open source richiama a responsabilità molto diverse, che vanno opportunamente valutate.

    Che ne pensi?

  • Akira3th

    X Enrico.
    Secondo me una cosa è il software, un'altra è l'assistenza e la garanzia. Se compro/installo un software privo di garanzia e di assistenza, che dopo 2 giorni non funziona posso prendermela solo con me. Viceversa, e qui sta a mio parere quello che dovrebbe essere l'unico business cliente-fornitore, la garanzia, l'assistenza, ed ogni genere di servizio che acquisto assieme all'installazione del software mi deve garantire la sua stabilità e funzionalità. Quindi secondo me è tua responabilità in ogni caso, solo che nel primo caso hai anche la possibilità di porvi rimedio in autonomia, nel secondo devi affidarti all'azienda produttrice.

  • Gino

    Voglio solo segnalarti che i codici antispam sono spesso incomprensibili.
    Se li sbaglio poi perdo il mio messaggio e non sto a riscriverlo e me ne vado.
    Ciò è un peccato.

  • http://www.tuxjournal.net Dox

    @Enrico
    Sicuramente le resposabilità sono lievemente diverse, ma come hai detto tu stesso è tuo obbligo essere certo del funzionamento di un programma prima di proporlo.
    Faccio un esempio:
    Se dovessi proprorre un sistema "ufficio" prima di tutto valuterei cosa questo ufficio produce e a seconda di questo potrei proporre Open Office o Microsoft Office .
    Open office è un buon pacchetto ma certamente non è paragonabile con una suite che ha più di una decade di sviluppo come MS Office… per ovvie ragioni .
    E' però vero che il 95% delle funzioni di MS Off non le usa nessuno e allora perchè utilizzare un software sovradimensionato e costoso quando c'è open office ? Dipende dalle mie analisi che devono soddisfare sempre il cliente e a loro volta il cliente del cliente.
    Ma credimi che sia MS o open office se c'è un problema per il cliente è sempre colpa tua… a tua volta poi farai valere i tuoi diritti e qui per molte aziende c'è la tranquillità che MS ha un sistema clienti abbastanza sviluppato .
    Questo problema esiste anche per la gestione dei sistemi operativi server, le aziende scelgono più tranquillamente redhat o Novell invece che scaricarsi debian proprio per avere la sicurezza che ci sia qualcuno che accorra in loro aiuto in caso di disastro , che può e deve essere  calcolato.(tempo<->denaro)
    Il senso di questo articolo è sottolineare che l'informatica sta cambiando ed (IMHO) è giusto che non si debba reinventare la ruota ogni volta … è uno spreco di tempo e forze che ricade su tutti noi… è un modello ottuso che incomincia a vacillare e fa sperare in un futuro migliore.
    Inoltre vorrei sottolineare che è già un miracolo che linux sia giunto a questo livello , vista la stupidità umana non ci avrei scommesso, non ci resta che crederci ed aiutare quando possibile il suo sviluppo mantenendo sempre l' obbiettività nei suoi confronti perchè si raccoglie ciò che si semina … e linux ha molti frutti per il futuro

    spero di aver risposto esaustivamente :)

    @Gino
    chiedo scusa e mi adotterò per segnalare all'amministratore il problema, sperando venga risolto in modo celere … grazie della segnalazione

    PS: in caso ti registrassi non ci sarebbe più bisogno di inserire il codice antispam (captcha)

  • http://www.formulaonline.it/blog Enrico

    @Dox
    Sono d'accordo con te.
    Ma la responsabilità di cui parlo non è quella del "buon padre di famiglia" (per attingere ad una terminologia cara a chi si occupa di diritto), che tradotta in termini professionali significa saper fare il proprio lavoro (consulente, sistemista, ecc).
    Parlo proprio di responsabilità legale.
    Mentre nel caso di un pacchetto non-open, il cliente potrebbe agire legalmente solo contro la casa produttrice del software, nel caso di fornitura di un pacchetto open, potrebbe, a ragione, rifarsi direttamente sull'installatore/personalizzatore.
    Se può sembrare accettabile che chi ha personalizzato un pacchetto open sia responsabile del suo operato, lo sembra meno (a torto) che lo stesso carico di responsabilità ricada su chi si è limitato ad installare il software, open, realizzato da altri (spesso difficilmente identificabili).
    Quello che intendo dire è che ad installare un software opensource si rischia (in termini legali) parecchio di più che ad installare programmi non-open.
    Proprio perchè in teoria si dovrebbe essere certi del loro buon funzionamento avendo la possibilità di spulciare il codice sorgente.
    Ora alzi la mano chi, prima di installare un server debian/redhat/slackware, o un applicazione opensource qualunque, si è messo a fare opera di reverse engeneering spulciando il codice sorgente!
    In estrema sintesi voglio segnalare un problema, reale, di cui mai vedo parlare.
    E' vero che normalmente viene concesso l'uso del programma opensource "as it is", con i rischi a carico dell'utilizzatore.
    Ma quella clausola non pone al riparo chi installa per conto terzi.
    Spero di leggere un commento di qualcuno ferrato in materia che possa consigliare il modo di limitare questa responsabilità, in modo da renderla pari a quella che ricade all'installatore di software non-open.

  • http://www.tuxjournal.net Dox

    @Enrico
    Scusa avevo capito male , hai ragione sulla poca chiarezza legale e mi hai fatto sorgere dei dubbi .
    Purtroppo non sono afferrato in materia di diritto quindi evito di dire panzane , ma sarebbe da leggere anche EULA dei prodotti commerciali che non è detto si prendano tutto l'onere dei danni.
    Inoltre potrei suggerire che nel caso ti venga fatta l'accusa diretta per danni potresti sperare in una commisione tecnica per provare la tua estraneità ma è solo una mia idea… di certo non penso che software come Apache possano mai dare simili problemi se configurati a dovere…

    spero che in futuro riusciremo a rispondere alle tue perplessità

    Ciao Domiziano

  • http://www.formulaonline.it/blog Enrico

    @Dox
    EULA è tutto uno scaricare di responsabilità verso l'utente finale.
    E' per quello che nel primo commento ho scritto:
    "Il cliente con chi se la può prendere? Con chi ha fatto il programma (auguri!)"
    In ogni caso l'installatore/proponente/fornitore non rischia nulla perchè anche volendo non potrebbe intervenire su un pacchetto non-open.
    Invece se è open….

  • lightuono

    Ma non so.. chi propone un pacchetto open lo propone perchè è sicuro di se e non per fare lo spacchioso che sa compilare quattro pacchetti. Se propone un pacchetto vuol dire che l'ha testato al 100% e sa che problemi non sorgeranno. Se in caso nascessero problemi allora dovrà saper risolvere il problema in qualsiasi modo, anche a mettere mani nel sorgente, perchè se non è in grato di farlo allora è meglio che non propone niente.

    1) Non posso consigliare server linux all'aziende se poi non posso risolvere i problemi oppure alla prima stupida difficoltà non so andare avanti. Stessa cosa per server windows

    2) Non posso consigliare di utilizzare un programma che ad un certo punto muore e non so dove mettere mani per farlo rinascere.

    Ci vuole sicurezza nella vita e non fare le cose a ca**o!!

  • http://www.formulaonline.it/blog Enrico

    @lightuono
    Concordo al 200%!!
    Quindi, per fortuna, fino ad ora chi propone soluzioni opensource è perchè sa il fatto suo e possiede quegli skills necessari di cui parli nel tuo commento.
    Ma con il miglioramento continuo di Linux, questo arriva più facilmente alla portata di utenti meno esperti (Ubuntu docet); il panorama è destinato a cambiare.
    Il problema della diversa responsabilità resterebbe.
    E, alla fine, potrebbe concorrere come deterrente alla diffusione di Linux.
    Soprattutto per le realtà aziendali o per gli aspetti mission-critical di queste.

  • lightuono

    @Enrico

    quoto :)

  • pierre

    Meglio se viene effettuato prima un collaudo "ben dotato".
    In effetti non basta andare e installare…bisopgna conoscere BENE la piattaforma, sviluppare delle migliorie, farne un pò di analisi per conto proprio.
    Dal mio punto di vista installare a terzi un prodotto preesistente non è un guadagno per l'informatica.