Sono molti e molto diversi tra loro, i settori applicativi nei quali il sistema operativo del pinguino viene utilizzato.
Alcuni, come quello del cloud computing, sono recenti e hanno trovato proprio nel famoso sistema operativo open source, una risorsa importante e già molto popolare grazie alla sua flessibilità e alla disponibilità del codice sorgente che permette un’alta personalizzazione e messa a punto del sistema. Ci sono altri campi però, nei quali Linux è diventato progressivamente una risorsa indispensabile, e dei quali si parla meno: si tratta per esempio dei supercomputer.
Per monitorare i progressi tecnologici in questo incredibile settore, viene stilata ogni sei mesi una lista che contiene tutte le novità e una classifica tra i primi 500 supercomputer più veloci del pianeta. Per onor di cronaca, il gradino più alto del podio spetta attualmente al K Computer, realizzato da Fujitsu, e presente al RIKEN Advanced Institute for Computational Science (AICS), con sede a Kobe in Giappone. L’ultima classifica stilata, in ordine di tempo, rappresenta una tappa importante per Linux: questo sistema operativo infatti equipaggia attualmente i primi 10 supercomputer più veloci del pianeta, completando cosi un cammino che lo aveva visto presente nelle due liste stilate in precedenza rispettivamente, in quattro dei primi cinque, e in sette dei primi otto supercomputer più veloci del mondo.
Dalla lettura di questa lista emerge come vengano usate distribuzioni completamente free e anche altre a pagamento, e anche come tra gli altri sistemi operativi non open source, Windows HPC, abbia segnato a proprio favore un piccolo incremento. Se si scende più nello specifico della classifica, si scopre che la parte del leone la svolgono le distribuzioni di tipo enterprise, anche se, rispetto alla lista precedente, le stesse registrano un calo, e le due prime della classe sono rappresentate da Red Hat Enterprise Linux e da Suse Linux Enterprise Server.
Quest’ultima continua a guadagnare credibilità a livello mondiale, nonostante l’incertezza sul piano commerciale causata dall’acquisto subito da parte di Attachmate, e ha visto scendere la sua presenza nei supercomputer più veloci al mondo da 38 sistemi nei quali era utilizzata nel 2010, a 34 sistemi attualmente. Per quanto riguarda il prodotto enterprise di casa Red Hat, la sua presenza è scesa a 6 sistemi nei quali è utilizzata rispetto ai 9 registrati nella classifica del 2010. Tra le altre distribuzioni presenti nella lista, si segnala CentOS, esistente in 6 sistemi quest’anno, rispetto ai 7 registrati nella passata classifica.
Complessivamente, l’uso di sistemi operativi Linux, si attesta all’82.6% di tutti i supercomputer presenti nella Top 500. Dati questi che confermano i cambiamenti in corso nel mercato e la crescita del sistema open source principe, dovuta tra l’altro all’importanza crescente del cloud computing e all’impatto mai sottolineato abbastanza, delle varie comunità Linux.