Difendere la proprietà intellettuale di un prodotto software viene visto come il principale motivo dello sviluppo closed source. Tuttavia in un post abbastanza recente apparso su Enterprise Networking Planet è stato suggerito un motivo ulteriore, ossia l’imbarazzo, ed in particolare imbarazzo per del codice scritto male.
In effetti, si dice che se “occhio non vede, cuore non duole”. Per quanto riguarda lo sviluppo software le cose però non sono così semplici, perché i malfunzionamenti, le inefficienze, la mancanza di aggiornamenti e le politiche di sicurezza — semplicemente inesistenti in alcuni casi — denunciano quasi sempre una cattiva gestione del codice.
Per legittimare la propria posizione, l’autrice del post riporta l’esempio di alcuni prodotti, come i driver delle stampanti Samsung o alcuni pacchetti precompilati forniti da NoMachine, oltre che in generale i BIOS proprietari ed i progetti che in passato erano a sorgente chiuso, come Netscape, o che discendono da prodotti closed source, come OpenOffice.org. Nel caso di questi ultimi due infatti è stato notevole lo sforzo per rimettere in condizioni accettabili il code base.
In soldoni, come potete notare voi stessi, direi che gli esempi citati non sono comunque decisivi per risolvere la questione, che tuttavia è interessante. Esempi di buona e cattiva programmazione sono riscontrabili sia nei software closed che open, e non per questo bisogna demonizzare questo o quel modello di sviluppo, anche se da entrambe le parti si potrebbero trovare decine di motivi per farlo. Restando in una posizione democratica, si potrebbe asserire semplicemente che alcuni progetti closed source preferiscono rimanere tali per celare i propri misfatti…
di Francesco di Salvo - Programmazione.it