James Bottomley, sviluppatore e membro del direttorio della Linux Foundation, ha aperto il Linux Kongress di Amburgo con un intervento nel quale illustrava il valore dell’open source, affermando che l’ecosistema GNU/Linux è sicuramente quello che mostra la maggior vitalità.
Nel suo speech Bottomley, poi, non lesinava battute polemiche, soprattutto nei confronti di Jordan Hubbard, che aveva dichiarato che FreeBSD è l’ambiente desktop open source più diffuso, soprattutto in considerazione del fatto che è alla base di Mac OS X. Già, perché non tutti sanno che il popolare sistema operativo di casa Apple è composto da Darwin, ambiente desktop basato su FreeBSD, e quindi open source, dal kernel XNU, basato su Mach 3.0 e FreeBSD 5x, e quindi, teoricamente pure questo open source, e dall’interfaccia grafica Aqua, sviluppata da Apple Computer, e quindi closed source.
Ma proseguiamo il resoconto dell’intervento di Bottomley, che controbatteva alle citate dichiarazioni di Hubbard, paragonando OS X a un carcere di lusso, nel quale gli utenti non possono vedere le sbarre della cella perché coperte da schermi al plasma che le nascondono. E agli Apple-boys va ancora bene; Bottomley, infatti, aggiungeva che gli utenti di Windows, al confronto, si trovano in un bagno pubblico piuttosto sporco: decisamente senza peli sulla lingua il nostro inglese. Secondo Bottomley, poi, Apple Computer ha pesantemente attinto dalla comunità Open Source, non restituendo in proporzione a quanto ha avuto.
Vediamo di capire perché Bottomley ha paragonato Mac OS a una prigione, e allarghiamo il discorso un po’ a tutta la produzione Apple. Mac OS X non è un sistema operativo libero, che comprende numerosi driver e software non aperti, secondo il dettato della licenza BSD, meno rigida e meno “contagiosa” della GPL. Il software rilasciato secondo la licenza dell’Università di Berkeley e le sue derivate, infatti, è liberamente ridistribuibile, sia in formato binario che sorgente, e modificabile, ma non ha un copyleft forte, cioè non impone che le modifiche apportate al codice siano rilasciate sotto la stessa licenza. Questo motivo, che permette la chiusura del codice, o almeno delle innovazioni e modifiche apportate, fa sì che la licenza sia considerata libera dalla Free Software Foundation nella sua forma a tre clausole (dopo che è stata abolita la cosiddetta clausola pubblicitaria), ma ne sia sconsigliata l’adozione. FreeBSD, poi, adotta una particolare forma di licenza, detta BSD a due clausole.
A ciò si aggiunga che MacOS ha parti rilasciate sotto licenza APSL (Apple Public Software License), come Darwin, e altre con EULA restrittive, in un intreccio che, di fatto, blinda il sistema operativo.
Altre prove? Fino all’adozione dei processori Intel sui computer Apple era praticamente impossibile installare sistemi operativi diversi da quello originale (facevano eccezione alcune distribuzioni GNU/Linux, come ad esempio Yellow Dog), ma adesso, usando Bootcamp, si possono far coesistere sullo stesso pc sia Mac OS che Windows XP, mentre è rimasta procedura deprecata da Apple quella di installare Mac OS su computer non prodotti dalla casa della Mela morsicata, come insegna il caso Psystar. L’azienda di Miami, nella primavera del 2008, annunciò il rilascio di computer con sistema operativo Mac OS X; a luglio, circa tre mesi dopo, Apple Computer ha intentato una causa contro Psystar per violazione del copyright e la prima udienza del processo si terrà il 22 ottobre presso il tribunale distrettuale della California del Nord a San Francisco. L’EULA di Mac OS, infatti, esclude categoricamente la possibilità di installare il sistema operativo su macchine non prodotte da Apple.
Anche gli altri prodotti della casa di Cupertino sono bellissimi, grazie a un design straordinario, offrono prestazioni fuori dal comune, ma hanno limiti fortissimi nell’utilizzo. Un brano musicale acquistato su I-Tunes, ad esempio può essere ascoltato solo su un iPod, o almeno questa era la situazione fino a qualche mese fa, mentre l’iPhone è più blindato dei forzieri di Fort Knox, grazie al suo chip ARM 1176JZF, che racchiude nel suo interno le specifiche Trusted Computing. Effetti (non tanto) collaterali? Impossibilità di usare il telefonino al di fuori dell’area geografica nella quale è stato venduto, impossibilità di cambiare operatore, impossibilità di installare software non autorizzato da Apple e non commercializzato attraverso AppStore, probabile tracciamento dell’uso che si fa del telefonino, almeno per quello che riguarda certi servizi, o almeno queste le voci, più o meno verificate, che si rincorrono sul web.
Una cosa è certa: i prodotti targati Apple Computer sono belli, anzi bellissimi, molto funzionali, con prestazioni spesso all’avanguardia, a partire dal Macintosh Plus del 1986 per arrivare ai modelli di MacBook appena presentati, ma l’azienda di Steve Jobs non si è mai mostrata molto liberale. L’utente può sfoggiare un oggetto invidiabile, ma, quando lo usa, si trova costretto tra le pareti di una gabbia, dorata certamente, ma pur sempre gabbia, tanto che non possiamo nemmeno aprirla per cambiare le batterie - e una legge olandese potrebbe impedire la commercializzazione di iPhone e iPod nei Paesi Bassi perché sprovvisti dello sportellino che consente questa facile operazione e perché il manuale d’uso non spiega come si può eseguire l’operazione -.
di Mario Govoni - TuxJournal.net