Il più grande chip-maker al mondo, nelle parole di uno dei suoi dipendenti, ha fatto notare che ormai la strade dei miglioramenti delle prestazioni dei processori stanno per ultimarsi. Quello che ora si può migliorare, con la legge di Moore, è il software, non l’hardware.
Basti pensare a come società del calibro di AMD e della stessa Intel abbiano cominciato a lavorare, orami già da tempo, a processori dotati di più core per guadagnarne sempre più in velocità. Purtroppo il problema ora non riguarda più i produttori di hardware ma paradossalmente quelli di software. Si perchè, oggi, la sfida più ricorrente è sicuramente quella di costruire software compatibili, al 100%, con questi nuovi processori e con le loro tecnologie multi-core.
Shekhar Borkar, dipendente Intel, ha dichiarato che per il mondo del software è giunto il momento di seguire la legge di Moore, in riferimento al suo paradigma che vede raddoppiare le performance dei nuovi processori ogni 18 mesi.
“Il software dovrebbe raddoppiare il suo grado di parallelismo ogni due anni“, dichiara Borkar. Si tratta di una grande sfida per l’intera industria software. Mentre le cose sembrano essere migliori sul lato server, dove le macchine sono capaci di gestire simultaneamente più carichi di lavoro, le applicazioni Desktop non sono ancora in grado di farlo, almeno in maniera decente. Infine, secondo Borkar, le applicazioni Desktop dovrebbero cominciare ad imparare qualcosa in più da quelle Server.
Siete d’accordo con il pensiero di Borkar ? Personalmente, si.