Una morte lenta e dolorosa o una probabile risalita futura? Qual è il destino dell’ambiente desktop GNOME? A dare una risposta sarà, forse, la tecnologia touchscreen.
Negli ultimi anni, l’ambiente desktop GNOME è stato rivoluzionato e la sua versione 3 non sembra aver soddisfatto quasi nessuno. A dirlo sono i numeri, sempre in discesa che riguardano proprio l’indice di gradimento dell’ambiente desktop che ha fatto la storia del mondo GNU/Linux.
È la cruda realtà del mondo dell’informatica: oggi ci sei, domani non lo sai. E la presenza o meno è fortemente legata alla qualità dei cambiamenti introdotti in un software, in un sistema operativo o, in questo caso, in un ambiente desktop. E poiché le alternative di certo non mancano, gli utenti abbandonano ciò che non piace per passare a qualcosa di più performante e soprattutto gradito.
La cosa più grave è che GNOME 3 non sembra raccogliere il solo malcontento degli utenti, ma anche quello degli sviluppatori. A dirlo è Benjamin Otte che con un post sul suo blog ha sparato a zero sull’evoluzione dell’ambiente desktop.
Gli sviluppatori di base stanno lasciando lo sviluppo di GNOME
Queste le parole di Otte che, senza freni, definisce il progetto ormai carente e privo di obiettivi. Cose che non possono far piacere, ma questo è l’amaro boccone che chi gira attorno a GNOME deve ingoiare in silenzio.
A dare il colpo di grazia ci hanno pensato le due più diffuse distribuzioni, Ubuntu e Linux Mint che con i loro nuovi ambienti desktop hanno ben pensato di mettere in secondo piano GNOME. La distro targata Canonical (che con Unity non sta di certo raccogliendo esclusivamente consensi positivi) ha da poco creato una release alternativa equipaggiata con GNOME (Ubuntu Gnome Remix) ma non sembra comunque riscuotere grande successo.
E se a definire GNOME 3
Un caos profano
è anche Linux Torvalds un motivo ci sarà.
Con il senno di poi, quel manipolo di sviluppatori che inizialmente aveva bocciato il progetto GNOME 3 aveva ragione. La release 3 dell’ambiente desktop ex numero uno nel mondo GNU/Linux andava contro la filosofia che sta alla base del progetto. Ma, per un motivo o per un altro, GNOME 3 è stato poi rilasciato, decretandone questo infelice risultato. Una scelta sbagliata che è costata indubbiamente cara.
Gnome è come il protagonista di una commedia romantica, a caccia di qualcuno che non potrà mai catturare anche se manca quello che era sempre lì: il suo vecchio bacino di utenti.
A chi attribuire la colpa del fallimento? Di certo non solo agli sviluppatori GNOME, anche perché non ci sembra che il progetto abbia agito diversamente da altri grandi nomi, seppur non del mondo Open Source, come Microsoft. Basta virtualizzare il nuovo Windows 8 su una qualsiasi macchina GNU/Linux per dare un’occhiata alla nuova interfaccia grafica Metro. Tutti i moderni sistemi operativi, e più in particolare i loro ambienti desktop, sembrano essere stati catturati da una sorta di touchscreen mania secondo la quale tutto deve essere a portata di dito e non di clic. Filosofia, questa, probabilmente dettata dall’enorme successo in casa Apple dei dispositivi touchscreen: se la casa di Cupertino ha successo con un nuovo prodotto, tutti i suoi concorrenti corrono ai ripari cercando di sviluppare qualcosa di simile. Questo, purtroppo, lo si sapeva già. Ma questa è solo una delle tante ipotesi.
Quel che è certo è che se il futuro di laptop e notebook è davvero quello di ereditare da tablet e smartphone la tecnologia touchscreen probabilmente il progetto GNOME potrebbe risalire velocemente una strada già battuta. Per dirlo, però, sarebbe interessante dare uno sguardo ai dati di vendita dei monitor touchscreen: almeno fino ad oggi, non sembrano aver riscosso tutto questo successo.
Fonte: The Register