Citiamo testualmente dal sito ufficiale di questa utility: “Vogliamo consentire ai novizi di Linux di riparare il proprio nuovo giocattolo ed essere di aiuto per l’utente avanzato, permettendogli di eseguire operazioni potenzialmente pericolose sul proprio MBR (Master Boot Record) in maniera completamente sicura”. Mutuando un vecchio adagio, sarebbe come pretendere di avere moglie ubriaca e botte piena, ossia pretendere di effettuare esperimenti pericolosi, capaci di destabilizzare l’avvio di una macchina, in piena sicurezza. In pratica è così.
Lo sviluppatore spagnolo a capo del progetto, Adrian Gibanel Lopez, ha realizzato un tool veramente interessante e fondamentale per chi “gioca” spesso con un sistema multipartizione. Super Grub Disk (da ora in poi SGD) consente di riparare il proprio Master Boot Record, potendo quindi ripristinare il record di avvio del proprio disco in modo completamente sicuro e soprattutto promette di farlo in modo semplice.
Innanzitutto si tratta di un tool grafico, quindi abbastanza comodo e “amichevole” nei confronti dell’utente. Spostandoci nell’opportuna area di download già si viene posti di fronte all’assoluta ricchezza di questo strumento. SGD è disponibile, come software, per le seguenti periferiche: USB, CDRom, Floppy Disk e Windows. Cdrom e applicazione Windows sono multilingua, mentre per le versioni floppy e USB si deve scegliere il pacchetto appropriato (italiano compreso).
La documentazione presente sul sito (basata sull’estremamente diffuso wikiwiki) è esauriente ed in grado di portare per mano l’utente dalle operazioni di download a quelle di utilizzo del tool, seguendo nei minimi dettagli ogni particolare, che rendono pressoché superfluo qualsiasi tipo di approfondimento su queste pagine.
Sinteticamente SGD consente:
1) In un sistema multipartizione con Windows, di eliminare completamente GRUB consentendo di avviare il solo SO di Redmond.
2) Ripristinare il buon funzionamento di una copia esistente di Grub sulla macchina da cui è stata lanciata l’applicazione.
3) Avviare il sistema operativo presente sul/sui disco/dischi rigido/i della propria macchina senza apporre modifiche al sistema di avvio esistente.
Unico ostacolo da superare è la poco intuitiva nomenclatura dei comandi (come da immagine sottostante) che non riesce ad uscire dall’aspetto un po’ “geek” o “per gli addetti ai lavori” dell’interfaccia, per consegnarsi ad un sistema di chiamata più esplicito delle varie funzioni.
Optando per la scelta “Choose Langiage & HELP” è possibile (se usate la versione CDROM) scegliere la propria lingua e optare per una schermata più consueta di GRUB.
Notiamo la completa assenza di supporto per sistemi operativi BSD, ma abbiamo interrogato direttamente lo sviluppatore (il sopracitato Adrian Lopez) in merito a questa apparente carenza e ci riserviamo di aggiornare l’articolo quanto prima, non appena riceveremo una sua risposta.
Rispetto a qualsiasi workaround o set di istruzioni da poter eseguire, SGD è in sé e per sé uno strumento completo, utile che si presenta ad un pubblico di novizi e che contemporaneamente strizza l’occhio agli utenti più smaliziati per proporsi come coltellino svizzero da portarsi dietro in differenti occasioni.
di Lorenzo Lombardi - TuxJournal.net