Red Hat contribuisce allo sviluppo di GNOME al 16%, Canonical all’1%. Cosa c’è che non va?
Dave Neary ha da poco pubblicato i risultati dello “GNOME census“, una sorta di censimento di tutte le forze che interagiscono per tenere in vita uno degli ambienti desktop più gettonati tra gli utenti che amano utilizzare il sistema operativo del pinguino. Il risultato parla abbastanza chiaro e non lascia spazio ad equivoci: il 70% dei contributi arriva direttamente dagli utenti, volontari, pagati da nessuno per fare quello che fanno, in pieno spirito “open”. Al secondo posto c’è Red Hat, che contribuisce per il 16% mentre fanalino di coda è Canonical, con appena l’1%. E’ una situazione strana, questa, visto che Ubuntu basa il suo successo proprio su GNOME.
Dopo questo risultato non sono mancate le critiche e le frecciatine all’azienda di Mark Shuttleworth. Quella più “cattiva” arriva da Greg DeKoenigsberg, un ex-dipendente Red Hat, che con un post sul suo blog si è congratulato - ovviamente in maniera ironica - per l’egregio lavoro svolto da Canonical su GNOME. Interessante anche la frase “Canonical has been riding on Red Hat’s coattails for years” che in un certo senso potremo tradurre così: “Canonical ha sempre campato sulle spalle di Red Hat, parlando di GNOME”.