Questo articolo è il primo di una serie che cercherà di prendere in considerazione i file di configurazione di rete più comuni, analizzando i dati più interessanti in ognuno di essi. Analizziamo alcuni file di configurazione relativi alla configurazione di una rete TCP/IP.
Il primo file preso in considerazione è /etc/resolv.conf nel quale sono presenti gli indirizzi dei server DNS cui saranno inoltrate le richieste per ottenere l’indirizzo ip di una macchina a partire dal suo nome di dominio. Nel caso in cui si stia utilizzando una configurazione automatica tramite il server DHCP messo a
disposizione dal proprio ISP, questo valore sarà inviato dall’ISP e sarà caricato in questo file come parte del protocollo DHCP. Se, invece, si fa uso di una configurazione statica degli indirizzi avrà un valore stabilito manualmente dall’utente.
Una delle soluzioni DNS che si stanno facendo strada negli ultimi tempi è rappresentata dai server openDNS il cui obiettivo principale può essere letto sul sito ufficiale. Il contenuto del file di configurazione della nostra macchina di prova è mostrato in figura; gli indirizzi dei server sono proprio quelli relativi ad OpenDNS.
search debian nameserver 208.67.222.222 nameserver 208.67.220.220
Il secondo file di configurazione che ricopre una certa importanza nella configurazione delle reti è costituito da /etc/hosts, il cui compito è fornire le corrispondenze tra i nomi di dominio e gli indirizzi IP. Di seguito è mostrato l’output del comando cat /etc/hosts:
127.0.0.1 localhost
192.168.1.2 argesino.debian argesino
# The following lines are desirable for IPv6 capable hosts
::1 ip6-localhost ip6-loopback
fe00::0 ip6-localnet
ff00::0 ip6-mcastprefix
ff02::1 ip6-allnodes
ff02::2 ip6-allrouters
ff02::3 ip6-allhosts
Come è possibile notare, ci troviamo in una rete locale dato che il nostro indirizzo appartiene al lotto di classe C 192.168.1.x, indirizzo riservato per usi in ambiti LAN. E’ importante sottolineare che, quando si aggiunge un host a questo file, è necessario scrivere prima l’intero nome qualificato. In tal modo viene fornito un aiuto a sendmail per l’identificazione del server in maniera corretta; una tipica riga da aggiungere può essere di questo tipo:
XXX.XXX.XXX.XXX server.tuxjournal.net superserver
Questo informa Linux dei sistemi locali sulla rete che non sono gestiti dai server DNS (o per tutti i sistemi nella propria LAN se non si sta usando DNS o NIS).
L’ultimo file preso in esame, sicuramente meno noto dei due precedenti, è il file /etc/nsswitch.conf, il cui compito è la configurazione di sistemi di database ovvero Name Service Switch.
# /etc/nsswitch.conf
#
# Example configuration of GNU Name Service Switch functionality.
# If you have the `glibc-doc-reference’ and `info’ packages installed, try:
# `info libc “Name Service Switch”‘ for information about this file.
passwd: compat
group: compat
shadow: compat
hosts: files mdns4_minimal [NOTFOUND=return] dns mdns4
networks: files
protocols: db files
services: db files
ethers: db files
rpc: db files
netgroup: nis
Nell’esempio riportato, il sistema è configurato per risolvere il nome di un host guardando prima al file local host (/etc/hosts), e solo se il nome non sarà trovato nel server DNS come definito in /etc/resolv.conf darà uno sguardo al proprio server NIS.
In passato a questo file sono stati assegnati nomi diversi (tra cui i più comuni sono /etc/nsswitch.conf, /etc/svc.conf, /etc/netsvc.conf in base alla distribuzione in uso.
di Francesco Argese - TuxJournal.net