In tempo di crisi è giusto fare una lotta serrata agli sprechi, rivedere le spese e tagliare ove possibile. Ma c’è ancora un settore in cui l’Italia “eccelle” per sprechi colossali.
Stiamo ovviamente parlando di quello ICT, legato all’acquisto di licenze per software proprietario. E’ di qualche giorno fa, infatti, l’interessante inchiesta pubblicata da Il Fatto Quotidiano circa una nuova gara indetta dallo Stato Italiano per la fornitura di licenze Microsoft per un valore di ben 40 milioni di euro, senza contare quella già vinta da Fujitsu per 40mila licenze Office con un valore complessivo di 12,6 milioni di euro. Un mare di soldi pubblici che potrebbe essere tranquillamente reinvestito, magari in ricerca.
“Il software libero - ha dichiarato Luca Nicotra, segretario di Agorà Digitale – avrebbe un impatto decisivo sull’economia locale dell’innovazione, farebbe lavorare professionisti e imprese che oggi di fatto non hanno un mercato e non lo avranno fino a quando le politiche nel settore pubblico saranno orientate al software chiuso proposto da grandi e influenti produttori con relazioni consolidate, rapporti pluriennali con amministrazioni centrali e periferiche. Alcuni governi pensano che dobbiamo riprendere questo controllo e dare la possibilità al paese, alle industrie locali, ai giovani programmatori di poter avere un ruolo nello sviluppo tecnologico. L’Italia su questo fronte non ha una sua visione e rischia di essere una centrale per gli acquisti a beneficio dei soliti noti, siano essi Microsoft, Ibm, Oracle o altri”.
Rincara la dose Flavia Marzano, presidente degli Stati Generali dell’Innovazione, docente universitaria e consulente in materia di nuove tecnologie in Pubblica Amministrazione: “Quei 40 milioni sono la punta dell’iceberg perché le amministrazioni acquistano di tutto e di più, anche quando l’alternativa è disponibile gratuitamente. Scandaloso il caso delle licenze di Office che gli enti locali continuano a comprare spendendo 30 milioni di euro quando c’è il corrispettivo Open Office”.
Già nel lontano 2003, Assinform stimava una spesa globale in ICT pari a 3 miliardi di euro (1,7 per quella centrale, 1,2 per la periferica) di cui circa 675 milioni in software con licenza. Quanti milioni di euro spende oggi il nostro Stato e quanti potrebbe risparmiarne affidandosi a software libero? Insomma, Italia Repubblica delle banane: una semplice provocazione o è tutto vero?