Alle accuse di chi vede Ubuntu come una piattaforma chiusa, Mark Shuttleworth, numero uno di Canonical, risponde puntando il dito contro i veri sistemi blindati del mondo Linux.
Nel corso degli anni Canonical ha subito numerose critiche per la sua mancanza di apertura e trasparenza durante la fase di sviluppo di Ubuntu. Al contrario delle altre distro disponibili nel mondo GNU/Linux, capita che l’introduzione di nuove funzionalità in Ubuntu resti un semi-mistero fino a qualche settimana prima del suo rilascio.
E stessa storia accadrà anche per Ubuntu 13.04, proprio dopo le ultime dichiarazioni che vedono lo sviluppo della prossima release battezzata con il nome in codice Raring Ringtail anche se, Canonical sembra essere ritornata su i suoi passi. Lo sviluppo della nuova 13.04 non sarà più dedicato solo a pochi sviluppatori, ma avverrà in una maniera più “democratica” e aperta ad un numero più ampio di esperti.
Ma le critiche che più spesso colpiscono Canonical, riguardano le licenze proprietarie con le quali vengono rilasciati alcuni software, Ubuntu One primo fra tutti. Se a questo aggiungiamo il profondo malcontento di alcuni per l’introduzione dell’interfaccia grafica Unity, appare evidente di quanto l’azienda di Ubuntu possa essere odiata, almeno da una piccola fetta di utenti.
Ma alle accuse di voler realizzare una piattaforma sostanzialmente chiusa (paradosso per il mondo GNU/Linux), Mark Shuttleworth risponde duramente, annientando ogni possibile dubbio.
Il numero uno di Canonical, infatti, coglie l’occasione per ricordare un po’ a tutti quali siano le piattaforme realmente chiuse e, tralasciando per un attimo Windows e OS X, punta il dito contro Red Hat.
Effettivamente, Shuttleworth fa riflettere seriamente e a confronto, Ubuntu appare realmente come una piattaforma completamente aperta e sulla quale tutti possono contribuire. E se pensiamo agli aiuti che Red Hat fornisce a distribuzioni del calibro di Fedora, possiamo addirittura azzardare l’ipotesi che la trasparenza, almeno per i grossi nomi del mondo GNU/Linux, ben presto svanirà.
Ma non per Ubuntu, precisa Shuttleworth. Specialmente dopo la decisione di aprire le porte a qualsiasi sviluppatore anche su Ubuntu 13.04. E poi ci sono le Web Apps già integrate nell’ultima release 12.10 di Ubuntu, per le quali Canonical ha predisposto uno spazio dedicato a qualsiasi esperto che voglia condividere con la restante parte degli utenti la sua nuova applicazione.
E allora, da dove nasce realmente l’odio nei confronti di Canonical? Forse nel suo successo? A voi la parola.
Fonte: The Var Guy