Già a partire dalla nuova Ubuntu 12.10, nei risultati di ricerca appariranno prodotti di Amazon e Ubuntu One Music Store. Sul Web è già rivolta.
Pochi giorni ci separano dal rilascio ufficiale della nuova release 12.10 di Ubuntu, questa volta battezzata con il nome in codice Quantal Quetzal. E numerose sono già le notizie che lasciano l’amaro in bocca a tutti i fan di una delle distribuzioni più diffuse. Tralasciando l’annosa vicenda legata al presunto cambio di boot loader (in un primo momento in casa Canonical si era pensato di eliminare GRUB per fare largo a EFILinux), a destare numerose perplessità c’è il nuovo accordo siglato tra il colosso dell’e-commerce Amazon e la stessa Canonical.
Complice l’ambiente desktop Unity, molti degli utenti Ubuntu utilizzano quotidianamente la Dash per ricercare software installati nel sistema o file memorizzati sul disco rigido. A partire dalla nuova release 12.10, però, il sistema di ricerca verrà esteso, fino a mostrare anche risultati provenienti proprio alle pagine di Amazon! In poche parole, la filosofia sembra proprio essere quella del “compra ciò che non hai”. Inutile nascondere che sul Web è già battaglia aperta.
Vuoi o non vuoi, l’azienda che tiene in vita il progetto Ubuntu deve pur cercare di far cassa. Ci ha già provato con Ubuntu One Music Store, il negozio virtuale che, sulla scia del ben più noto iTunes, propone in vendita brani musicali. Ma, almeno per ora, i risultati sono pressoché nulli.
Accanto all’Ubuntu One Music Store, c’è il ben più usato Ubuntu One, lo spazio cloud offerto a tutti gli utenti della distro. Peccato, però, che buona parte di questi, utilizza un account di tipo gratuito. Da dove far arrivare un po’ di utile? Ed ecco la dichiarazione ufficiale di Jono Bacon, Community Manager di Ubuntu:
Per ogni prodotto venduto (non solo cercato) su Amazon o su Ubuntu One Music Store, Canonical riceverà un piccolo margine. Questo margine per affiliati è un modo utile in cui possiamo generare un guadagno che possiamo investire nel progetto Ubuntu e dotarlo di nuove caratteristiche, per mantenere la nostra infrastruttura e migliorare Ubuntu in generale.
Senza ombra di dubbio i fini sembrano essere nobili: i soldi guadagnati, stando a quanto dichiarato, serviranno per rendere il progetto Ubuntu ancor più completo e funzionale. Ma, questa nuova idea di Canonical sembra essere stata presa in maniera troppo frettolosa e, in un certo senso, anche scorretta: a rimetterci, infatti, sembrano essere proprio gli utenti finali che devono quotidianamente fare i conti con tutta la pubblicità che popola il Web e da oggi anche nel proprio PC!
Fonte: The Register